Commissione d’assaggio interna al Consorzio del Vino Orcia

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Commissione d’assaggio interna al Consorzio del Vino Orcia

Ovvero, 20 campioni di vini Orcia Doc, 6 assaggiatori tra tecnici ed enologi +1 (Io)

5 novembre 2018. È un pomeriggio d’autunno qualsiasi quello che abbiamo scelto per la commissione d’assaggio interna al Consorzio del vino Orcia, la sede è l’azienda Sassodisole di Roberto Terzuoli, vicepresidente del Consorzio e orgoglioso produttore di Orcia Doc.

Sulla strada che da casa mi porta all’appuntamento canticchio e divago.

Un pomeriggio d’autunno qualsiasi sta per trasformarsi in un pomeriggio d’autunno indimenticabile.

Oggi si fa un pezzo di storia dell’Orcia, penso, forse piccolo ma di certo necessario.

Arriviamo a Sassodisole dopo che qualche goccia di pioggia ha lasciato il posto al sole.

C’è il vento e poi l’autunno che esplode tutto intorno.

Siamo in leggero anticipo e nell’attesa mi perdo tra le vigne di Sangiovese intorno alla cantina di Roberto, ci sono ancora le rose fiorite sulla cima dei filari, il profumo della terra bagnata. Che gioia camminare le vigne anche se ci si sporcano le scarpe, anche se il vento ci taglia la pelle. Qui siamo sul limes che segna il confine tra le zone di produzione di Orcia e di Brunello, due territori che si guardano, si toccano, a volte si assomigliano e a volte si allontanano. I vini di Sassodisole rappresentano entrambi questi territori con altrettanto amore e altrettanta dignità.

 

 

Roberto è un perfetto padrone di casa e ci accoglie con grande calore insieme a Lorenzo, suo collaboratore, oggi addetto con Marco, nuovo volto della segreteria del Consorzio, alla preparazione dei campioni per l’assaggio.

 

7 campioni dell’annata 2007

13 campioni dell’annata 2015

Nella commissione ci sono Roberto Terzuoli, Carlo Pilenga, Barbara Magnani, Maurizio Saettini, Andrea Mazzoni e Paolo Salviucci, il mio babbo.

Poi ci sono io che in confronto ai nomi della lista qui sopra sono una giovanissima degustatrice in erba, infatti, ho un permesso di osservatrice, il che significa che assaggio ma il mio giudizio non pesa. Menomale, per altro. Ci tenevo tanto a esserci oggi, nonostante la mia statura sia ben più bassa di quella degli assaggiatori che sono in sala, perché è la prima commissione d’assaggio a cui assisto, sono incuriosita e certa della grande importanza di questa esperienza per la mia formazione. In più, ci tenevo ad esserci perché amo l’Orcia, ci sono nata e mi ci riconosco per la territorialità dei vini, il carattere e la perseveranza.

Cominciamo con i 7 campioni dell’annata 2007, un’annata buona ma non eccellente caratterizzata da un inverno piuttosto mite e poco piovoso, una primavera con temperature elevate rispetto alla media e un’estate calda con picchi nei mesi di luglio e agosto ma con alcune precipitazioni che si sono rivelate benefiche per la vite. Insomma, un’annata calda, c’è poco da girarci intorno.

Gli assaggi si rivelano una vera sorpresa. Colori che virano solo nelle sfumature sul granato ma rubini ancora piuttosto intensi nella parte centrale del calice. Al naso frutti rossi e neri in macerazione sono accompagnati dalla nota struggente di viola appassita, e poi sottobosco, macchia mediterranea e speziature intriganti. In bocca hanno una grande dinamicità grazie alla presenza di un nervo acido ben teso che sostiene e vivacizza i tannini non solo presenti ma a tratti ancora non perfettamente integrati e irruenti, cifra stilistica dei vini Orcia.

Barbara Magnani che dirige i lavori nella cantina della Fattoria del Colle di Donatella Cinelli Colombini, ricorda tutte le vendemmie dell’Orcia dal 2000 ad oggi e sottolinea che questi vini non nascono per essere vin de garage e che la 2007 era una delle prime annate con cui la maggior parte dei produttori si stava misurando per altro da vigne spesso giovanissime, per tutte queste considerazioni i risultati di quest’assaggio non possono che essere sorprendenti.

Rifletto sull’inesperienza di certi produttori e di certe vigne che insieme sono cresciuti e hanno imparato a vicenda e sempre a proprie spese dai propri errori e che insieme hanno saputo creare vini che coniugano natura, passione e ragionamento. Vini che riescono ad esprimere perfettamente la loro intenzione anche undici anni dopo, con la convinzione e con l’orgoglio di chi sa che il tempo gli ha dato ragione.

Io degustatrice inesperta, curiosa e poetica in mezzo a tecnici ed enologi porto un contributo anarchico, sollevo questioni, faccio domande, ascolto e imparo.

 

 

Abbiamo delle schede con griglie di valutazione e anche se la mia non sarà rilevante ai fine delle valutazioni finali cerco comunque di compilarla al meglio secondo le mie impressioni, io che dentro alle caselle non ci so stare, e più provo a recintare il pensiero dentro un numero e più mi sento a disagio. Scrivo cancello riscrivo. Sempre a matita, mai a penna, giudizi sempre revocabili mai definitivi.

È il momento dei 13 campioni di 2015.

 

La vendemmia 2015 ha caratteristiche diverse dalla 2007, le piogge invernali hanno contribuito ad arricchire le riserve idriche che in primavera sono state determinanti per avere un’ottima ripresa vegetativa della vite, l’estate è stata calda ma controbilanciata da piogge, soprattutto nella seconda metà di agosto, il che rende quest’annata più equilibrata.

L’assaggio non lascia nessuna esitazione tra i membri della commissione, i vini hanno tutti un elevato profilo qualitativo. L’enologo Andrea Mazzoni sottolinea la perizia tecnica con cui questi vini sono stati realizzati, segno di una raggiunta maturità tra i produttori di questa denominazione.

I 2015 sono vini più consapevoli ma non meno di carattere.

Alla vista mostrano subito un rubino brillante e vivace, al naso una bella pienezza di frutto e qua e là fiori blu, giaggioli e viole, accompagnati dove da note più balsamiche dove di sottobosco, con qualche accenno minerale che vira sulla pietra bagnata.  Le speziature sono ben declinate, mai troppo dolci o stucchevoli, frutto di un uso del legno consapevole e attento che ha permesso di evitare errori macroscopici. In bocca il nervo acido è presente e rende i vini di quest’annata vibranti con grande slancio e freschezza.  Il sorso non è mai troppo facile ma nemmeno mai troppo faticoso. I tannini sono più o meno integrati a seconda dei campioni ma tutti di buona fattura e di carattere.

Alla fine di tutti gli assaggi ci confrontiamo, ognuno esprime la propria opinione sui vini degustati, ci sono pareri univoci e grande entusiasmo.

Si cresce sempre insieme, mai da soli perché è il confronto che ci espone, ci stimola, ci migliora. Momenti come questi sono preziosi e fertili.

Credo che da questa commissione d’assaggio ne esca un’Orcia rafforzata di fronte al giudizio unanime di una qualità ottima, oltre le aspettative e la consapevolezza di essere di fronte a vini che hanno la statura per vivere nel tempo.

Bisogna mettersi in discussione per crescere  ma a volte riconoscere di aver raggiunto dei traguardi è altrettanto necessario, capire dove si è arrivati non per ripartire ma per continuare su quella strada che siamo certi essere quella giusta.

AD MAIORA SEMPER!

Elena Salviucci, nata il 4 settembre 1995, frequenta il liceo classico di Montepulciano, già in quegli anni lavora attivamente in azienda occupandosi di accoglienza e partecipando a fiere internazionali ed eventi per Cantina Campotondo. Da sempre appassionata di viaggi e comunicazione si iscrive all’Istituto di Alti Studi SSML Carlo Bo di Firenze dove si laurea nel 2017 in mediazioni linguistiche. Dopo la laurea frequenta il Master in Marketing e Management per le Imprese Vitivinicole presso l’Università degli Studi di Firenze. In contemporanea con gli studi, frequenta il corso di qualificazione professionale con l’Associazione Italiana Sommelier e consegue il diploma di sommelier. Nella primavera 2018 apre il suo blog “A Piccoli Sorsi” per raccontare da vicino Campotondo e la sua esperienza nel mondo del vino.

elena.salviucci@gmail.com

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