IL MIO ORCIA WINE FESTIVAL

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IL MIO ORCIA WINE FESTIVAL

Tra Assaggi e Paesaggi

La nona edizione di Orcia Wine Festival celebra il felice connubio tra la natura e l’uomo che in Val d’Orcia è esperienza reale e assoluta. Il tema di quest’anno è infatti “paesaggi divini Orcia”. Divino è un aggettivo che si addice alla bellezza di questi luoghi e dei vini che vi nascono, divino è chi rende grandiosa l’architettura di questa valle con il proprio lavoro e la propria intelligenza.

Sono pochi i paesaggi al mondo in cui la mano dell’uomo è artefice della fortuna di un territorio, la Val d’Orcia è uno di questi. Qui l’elemento antropico e naturale si incontrano e si fondono, dando vita a un modo unico di pensare il paesaggio e dialogare con la natura che dal 2004 è riconosciuto anche dall’Unesco con l’iscrizione della Val d’Orcia tra i beni patrimonio dell’umanità.

Orcia Wine Festival 2018 celebra il vino ma anche il paesaggio e lo fa con un programma ricco di iniziative che permettono di fruire il territorio in percorsi fotografici guidati da Paolo Naldi, Nicolas Aiello e Alberto Flammia, trekking per i sentieri della Val d’Orcia e tour in bici delle cantine.

È la mattina di sabato 21 aprile e mentre raggiungo San Quirico d’Orcia penso..

sarà il profilo dolce delle colline o lo slancio verso il cielo dei cipressi che ispirano le viti e le mani sapienti degli uomini e delle donne che le coltivano a far sì che proprio qui nasca il vino più bello del mondo.

Questa edizione si apre con un ospite d’eccezione, Richard Baudain, wine writer per Decanter, che guida una masterclass tanto interessante quanto originale sui vini Orcia Doc. La sua esperienza di grande conoscitore del sangiovese gli consente di interpretare i vini dell’Orcia da un punto di vista inedito. Partecipano giornalisti, esperti e qualche curioso contribuendo a creare una dialettica stimolante sui 16 vini presentati. Ma non vi svelo altro perché avremo modo di parlarne presto.

Nel weekend abbiamo accolto numerosi visitatori provenienti da posti vicini e lontani, molti appassionati dei vini Orcia e altrettanti winelover alla scoperta del vino più bello del mondo, mentre lunedì abbiamo dedicato la giornata agli operatori del settore con un’apertura riservata.

Martedì sera entriamo a Palazzo Chigi al crepuscolo per la cena di gala, la Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta è avvolta in una luce magnifica. Ceniamo in mezzo alla mostra allestita al secondo piano del palazzo “Incontri di Drammatica Bellezza”. Negli scatti di Alberto Flammia domina il paesaggio della Val d’Orcia in scorci di luci e ombre che sembrano uscire dal pennello di un pittore romantico di fine Ottocento. Ripenso a quei ‘’paesaggi divini’’ che sono il cuore di Orcia Wine Festival 2018 mentre la cena prosegue tra convivialità e ottimi abbinamenti. Ho adorato l’antipasto di carpaccio di zucchine con lardo e pane croccante insieme alla nuova annata di Tavoleto. L’acidità spiccata del vino e la sua nota sapida danno grazia e carattere al piatto. Quest’anno la gestione dei vini è stata oggetto di novità: la Sezione Onav di Siena ha magistralmente redatto una carta dei vini presenti alla cena, mentre il servizio è stato svolto con grande gentilezza e professionalità dagli studenti dell’Istituto Alberghiero “Artusi” di Chianciano Terme.

Il 25 aprile, ultimo giorno di questo Orcia Wine Festival, è la festa della liberazione, una giornata di memoria, nel senso più bello del termine, si ricorda non per nostalgia del passato ma perché il ricordo sia slancio verso il futuro. La giornata comincia con una degustazione narrativa a cura di Onav Siena Orcia Wine Stories, guidata dal delegato Andrea Frassineti.

A rompere il ghiaccio è Roberto Terzuoli di Sassodisole, che racconta la storia dei suoi nonni che prima della guerra hanno acquistato l’azienda dove la sua famiglia ancora oggi vive e lavora quotidianamente. È una storia di emancipazione e d’amore. I suoi nonni volevano sposarsi a tutti i costi prima che suo nonno partisse per il fronte ma il parroco del luogo non era intenzionato a celebrare queste nozze; allora, i due andarono a Siena, in un viaggio che per l’epoca era lunghissimo, per convincere il vescovo a sposarli ed effettivamente ci riuscirono, coronando così la loro storia d’amore. Prima di partire per la guerra il nonno di Roberto intestò l’azienda alla giovane sposa in un gesto d’amore di straordinaria modernità. Il suo Orcia Doc è un vino che profuma di tradizione e amore per la terra.

È la volta dell’azienda Trequanda che sotto la guida dell’enologo Riccardo Cotarella pensa il primo vino Orcia Doc senza solfiti aggiunti, affinato solo in acciaio per preservare le caratteristiche primarie del sangiovese. Carlo Pilenga, che rappresenta l’azienda, racconta con passione come sono distribuiti gli oltre 1000 ettari aziendali tra vigneti, allevamento di chianine e spazi dedicati all’accoglienza. L’azienda è molto grande e proprio per le sue dimensioni è un esempio virtuoso di preservazione e cura del territorio.

Poi prende la parola Donatella Cinelli Colombini, presidente del Consorzio del vino Orcia, che racconta la storia della prima azienda in Italia condotta interamente da donne e la storia del suo vino Cenerentola. Il suo Orcia Doc prende questo nome perché sogna di sposare il principe come l’omonima principessa, ossia, fuor di metafora, di spuntarla con i più famosi vicini Nobile e Brunello. Cenerentola è anche la storia del salvataggio di un antico vitigno autoctono che rischiava l’estinzione: il foglia tonda.

È il mio turno e racconto con orgoglio e trasporto la storia del Banditone, un vino che porta un nome misterioso e che nasce dal grande sogno di mio padre. Quando diciotto anni fa ha intrapreso l’avventura di Campotondo questo vino ha concretizzato le sue aspirazioni e i suoi progetti, forse è proprio per questo che ancora oggi è il vino a cui è più intimamente legato.  È un vino austero e introverso che lo rappresenta nel suo modo di svelarsi poco a poco, chi lo conosce quando lo assaggia non può che pensare a lui.

Chiude la degustazione Marco Capitoni raccontando, con tono posato, la storia della sua azienda, che è anche la storia della sua famiglia da generazioni. “C’è un episodio che tra tutti è impresso nella mia memoria- dice – l’entusiasmo con cui esco dalla tipografia con in mano le primissime etichette con impresso il nome della mia famiglia”.

Questo è il vino più bello del mondo!

Questa è l’Orcia che mi piace!

Elena Salviucci, nata il 4 settembre 1995, frequenta il liceo classico di Montepulciano, già in quegli anni lavora attivamente in azienda occupandosi di accoglienza e partecipando a fiere internazionali ed eventi per Cantina Campotondo. Da sempre appassionata di viaggi e comunicazione si iscrive all’Istituto di Alti Studi SSML Carlo Bo di Firenze dove si laurea nel 2017 in mediazioni linguistiche. Dopo la laurea frequenta il Master in Marketing e Management per le Imprese Vitivinicole presso l’Università degli Studi di Firenze. In contemporanea con gli studi, frequenta il corso di qualificazione professionale con l’Associazione Italiana Sommelier e consegue il diploma di sommelier. Nella primavera 2018 apre il suo blog “A Piccoli Sorsi” per raccontare da vicino Campotondo e la sua esperienza nel mondo del vino.

elena.salviucci@gmail.com

1 Comment

  • 04/05/2018
    reply
    Linda et Jean-Pierre

    Complimenti ! Belle et intéressante présentation ! Bonne continuation…

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