Giugno 2018

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Ovvero divagazioni sull'avvenire Il Banditone è qualcosa di più della pura geografia. È  il luogo che in questi anni ha catalizzato i nostri progetti, le nostre gioie e anche le nostre sconfitte. Fin dal primo giorno in cui è nato Campotondo è stato per noi il qui e l’altrove. Basta guardarsi intorno per capire che è un luogo speciale, abbraccia la Val d’Orcia e la Val d’Orcia l’abbraccia in uno scambio di biunivoca felicità. E allora un paio di settimane fa ci siamo ricascati di nuovo e, come si fa con il primo amore, abbiamo riposto lì ancora una volta tutte le nostre speranze e aspettative per il futuro. [vc_row content_text_aligment="center" css=".vc_custom_1491992053489{padding-right: 4%

Un vino anarchico per un'annata sovversiva Ci sono annate che non nascono per essere grandi ma alla fine riservano delle sorprese, la 2017 è una di queste. Dopo un inverno senza piogge e un’estate caldissima si prospettava una vendemmia con rese molto basse e uve difficili da gestire in cantina. Alla fine però il nostro Tavoleto ci ha stupito ancora una volta. [vc_row content_text_aligment="center" css=".vc_custom_1491992053489{padding-right: 4% !important;padding-bottom: 20px !important;padding-left: 4% !important;}"][vc_column][vc_column_text] Forse perché tra tutti i vini di Campotondo è il più anarchico, in fondo lo è sempre stato. [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment="center" css=".vc_custom_1491992058995{padding-right: 4% !important;padding-bottom: 10px !important;padding-left: 4% !important;}"][vc_column][vc_column_text] Le prime viti che il babbo decise di piantare nel 2000 erano proprio di chardonnay