RICHARD BAUDAINS & L’ORCIA DOC

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RICHARD BAUDAINS & L’ORCIA DOC

Un viaggio attraverso l’Orcia Doc in 16 etichette

È sabato 21 Aprile e il cielo sopra San Quirico d’Orcia è di un azzurro così intenso che a guardarlo fisso disorienta. È il primo giorno di Orcia Wine Festival e si prepara un’apertura in grande stile con un’ospite d’eccezione: Richard Baudains, wine writer per Decanter.   

Anche la location non è da meno. Siamo al secondo piano del Palazzo Chigi Zondadari, nella bellissima sala che già da qualche anno l’Amministrazione Comunale ha riservato alla Sezione Onav di Siena. Basta alzare gli occhi verso il soffitto affrescato, un cielo color pastello su cui si muovono figure leggiadre e armoniose, per capire che siamo nel posto giusto per degustare il vino più bello del mondo.

Ci accoglie il Sindaco Valeria Agnelli, che con grande entusiasmo fa gli onori di casa, e dopo saluti e ringraziamenti di rito lascia la parola alla Presidente del Consorzio del Vino Orcia Donatella Cinelli Colombini. Lei, la donna del vino per antonomasia, introduce alla platea la denominazione Orcia Doc e l’attento e prezioso lavoro svolto dal Consorzio di tutela.

“L’Orcia è un vino artigianale in un mondo globale” afferma, a ragione della doppia anima di questo vino che è indissolubilmente legato al territorio ma allo stesso tempo strizza l’occhio ai mercati internazionali. Poi, presenta il nostro ospite, è dunque il momento di Richard Baudains che esordisce chiedendo alla sala “can you hear me?” e la sala risponde all’unisono Yes”.

 

Innanzitutto, ci tiene a precisare che non vuole che si parli di lui come “wine critic”, poi comincia a raccontare qualcosa di sé.  Vive da diversi anni in Friuli ma è originario delle Channel Islands, infatti si definisce “britannico per convergenze storiche”; è questa la ragione per cui porta un cognome francese nonostante abbia un inconfondibile accento inglese. Anche il suo umorismo è altrettanto inglese:

“studio il latino, suono la chitarra e porto il 45 di scarpe” dice.

La sala ride e si capisce già che l’atmosfera è perfetta, prima di cominciare però urge una dichiarazione d’intenti “il vino nel suo contesto più naturale, ossia la tavola, è convivialità, invito alla conversazione e alla riflessione” prosegue “per questo, vorrei interpretare questa masterclass come un workshop”.

Bene, ora possiamo cominciare.

Ci sono 16 vini provenienti da tutto il territorio riconosciuto dal disciplinare della Doc Orcia con una variabilità d’annata che va dal 2017 al 2011. Baudains ha deciso di strutturare la degustazione in 3 batterie concepite come miniverticali, ognuna delle quali sarà l’occasione per riflettere su un tema.

SIMILITUDINI

Si parte con i primi 6 vini, in ordine:

Vegliena, Orcia rosato 2017

Sassodisole, Orcia rosso 2016

Poggio Grande, Scorbutico, Orcia rosso 2015

Sante Marie di Vignoni, Curzio, Orcia rosso 2014

Bagnaia, Miraggio, Orcia rosso 2013

Trequanda, Tre Calici, Orcia Sangiovese Riserva 2013

La prima batteria è un invito a ricercare e scoprire le similitudini tra sei vini apparentemente lontani. Tutta la sala si confronta, Baudains non ha bisogno di dire l’ultima parola, anzi stimola la discussione, accende il confronto. C’è un filo rosso che lega queste espressioni di sangiovese ed è proprio il rispetto nelle fasi di vinificazione e maturazione della tipicità di questo vitigno, che si esprime con note fruttate e floreali di prugna croccante e viola appena raccolta o con richiami al profumo della terra, nota di grande carattere e profondità che si trova nei vini più maturi. All’assaggio, invece, il denominatore comune è la spina acida che dà slancio, alimenta la beva e ripaga in piacevolezza.

DIFFERENZE

Arriva la seconda batteria ed è la volta dei tannini, un tema caro a Baudains, che è un esperto di sangiovese e in quanto tale conosce a fondo i comportamenti di questi elementi tanto complessi quanto intriganti. I tannini danno carattere al sangiovese, lo sostengono, lo identificano e lo differenziano. Ce ne sono alcuni più esili, altri più fitti e complessi, alcuni ancora sono indomiti e ribelli, altri già composti e aggraziati.

Sanoner, Aetos, Orcia Sangiovese 2016

Donatella Cinelli Colombini, Cenerentola, Orcia rosso 2015

La Canonica, Don Giovanni, Orcia Sangiovese Riserva 2013

Olivi, Le buche, Orcia rosso 2012

Atrium, Orcia Sangiovese Riserva 2011

 

Il sangiovese è un grande marcatore del territorio ed è proprio per questo che assaggiare vini provenienti da tutte le zone della Doc Orcia significa scoprire tante declinazioni di questo vitigno, tante declinazioni di tipicità.

MUSICA

Prima di proseguire con l’assaggio degli ultimi cinque vini Baudains lancia l’ultimo tema “voglio che pensiate a un genere musicale da abbinare a questi vini”. Una sfida degna di un sound sommelier.

Poggio al Vento, Arcere, Orcia rosso 2015

Campotondo, Il Tocco, Orcia Sangiovese Riserva 2013

Capitoni, Frasi, Orcia Sangiovese Riserva 2012

Podere Albiano, Tribolo, Orcia Sangiovese 2012

Val d’Orcia Terre Senesi, Sornione, Orcia Sangiovese Riserva 2011

Ogni vino trova il suo abbinamento musicale: l’Arcere ha un’anima rock che fa subito pensare ai Led Zeppelin, per il Tocco Baudains propone la musica sinfonica, il Frasi invece si abbina bene al cantautorato impegnato, mentre per il Tribolo e il Sornione viene proposta la musica classica, rispettivamente Mozart e Vivaldi.

Alla fine della degustazione intervengono tutti i produttori, ognuno con il suo pezzo di storia da raccontare, ognuno con la sua testimonianza autentica di vita.

Anna Becheri di Podere Albiano mentre accenna un sorriso dice “sono fortunata a vivere qui”, è una frase semplice, asciutta, non c’è altro da aggiungere e se qualcuno ha bisogno di altre spiegazioni basta che si affacci da una delle piccole finestre che sia aprono su questa sala. Nico Olivieri, che oggi gioca in casa, perché la sua azienda Bagnaia si trova subito fuori dal centro storico di San Quirico, dice “siamo artigiani, un giorno in vigna con i panni sporchi, altri giorni, come oggi, tirati a lucido per presentare i frutti del nostro lavoro”. Il suo è il racconto che trasuda autenticità, vita vera.

Scorrono le storie degli altri produttori, artigiani sapienti ed eroici che vivono il vino ogni giorno con passione e professionalità. Mentre ascolto questi racconti mi torna in mente un episodio accaduto qualche anno fa. Ricordo perfettamente l’espressione seria di mio padre che di fronte alla domanda ‘’cos’è per te il vino?’’ rispose con una semplicità disarmante ‘’per me il vino è vita’’. Mi sembrò una risposta banale, poco d’effetto, oggi so che ‘’vita’’ era l’unica parola che può sintetizzare l’impegno quotidiano e assoluto che riversa nel suo lavoro, quel senso di missione che si prova a fare il vino in Val d’Orcia.

 

Ecco, per l’Orcia il vino è vita!

Grazie di cuore a Richard Baudains per la sua interpretazione inedita e interessante di questi vini, per la professionalità e l’entusiasmo.

Elena Salviucci, nata il 4 settembre 1995, frequenta il liceo classico di Montepulciano, già in quegli anni lavora attivamente in azienda occupandosi di accoglienza e partecipando a fiere internazionali ed eventi per Cantina Campotondo. Da sempre appassionata di viaggi e comunicazione si iscrive all’Istituto di Alti Studi SSML Carlo Bo di Firenze dove si laurea nel 2017 in mediazioni linguistiche. Dopo la laurea frequenta il Master in Marketing e Management per le Imprese Vitivinicole presso l’Università degli Studi di Firenze. In contemporanea con gli studi, frequenta il corso di qualificazione professionale con l’Associazione Italiana Sommelier e consegue il diploma di sommelier. Nella primavera 2018 apre il suo blog “A Piccoli Sorsi” per raccontare da vicino Campotondo e la sua esperienza nel mondo del vino.

elena.salviucci@gmail.com

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